venerdì, aprile 28, 2006

un update sui test in redazione

Ieri segnalavo un articolo al quale sto lavorando da alcune settimane; fortunatamente posso dire di aver chiuso il pezzo prima del ponte del primo Maggio, in quanto sto momtando l'articolo nel motore di publishing proprio in questo momento, pronto per la pubblicazione Martedì mattina.

I risultati che ne emergono sono decisamente interessanti; ho riadottato il Moneybench, indicatore che mi sono in buoan sostanza inventato per cercare di fornire un'indicazione numerica di quale cpu abbia il miglior rapporto tra prezzo e prestazioni.

Il risultato è quello che sin dall'inizio mi attendevo: è il processore più economico tra quelli provati ad aver ottenuto il miglior punteggio, chiaro segno di come i "mostri" da 1.000€, Athlon 64 FX per AMD e Pentium Extreme Edition per Intel, siano capaci di prestazioni velocistiche molto elevate ma che in termini di convenienza siano ben lontani dalle necessità della maggior parte degli utenti.

Questo pomeriggio, mentre stavo chiudendo l'articolo in questione, ho iniziato a lavorare ad alcune misure comparative con un sistema SLI. L'analisi verte sul confronto tra architetture SLI con connessioni PCI Express 16x elettriche, contro quelle 8x elettriche. Detto in altro modo, SLI vs SLI x16 utilizzando schede video GeForce 7900 GTX.

Spero di avere questo pezzo pronto nei primi giorni della prossima settimana; Sabato 6 mi attende un volo per San Francisco (Editor's Day a Santa Clara e poi qualche giorno all'E3 di Los Angeles), con rientro a casa dopo una settimana.

giovedì, aprile 27, 2006

Un piacevole incontro...tra sopravvissuti

Il sottotitolo di questo blog è "riflessioni di un sopravvissuto alla GNU Economy". Oggi pomeriggio, assieme al buon Tagliaerbe, ho fatto una bella chiacchierata con Mauro Lupi, boss di AdMaiora che non incontravo da ormai prima del millennium bug.

Il tempo è stato tiranno come sempre, ma fortunatamente la piacevolezza di una bella chiacchierata non si misura con la sua durata.

Ho avuto la netta sensazione di parlare con un altro sopravvissuto, nel senso di una persona che ha visto la bubble nascere, gonfiare, scoppiare e....forse iniziare a ricrescere ancora in questi ultimi mesi.

cpu benchmarking

Ritorno a scrivere un post legato al lavoro in Hardware Upgrade, con particolare riferimento ai test che stiamo facendo in redazione in questi giorni.

Mi sono imbarcamenato in una missione ostica, quella cioè di analizzare tutti (o quasi) i processori Intel e AMD di fascia medio alta disponibili in commercio.

Si tratta, detto in altro modo, di un confronto tra processori che partono da poco più di 100€ di costo sino a superare abbondantemente i 1.000€, con le soluzioni Pentium Extreme Edition di Intel e Athlon 64 FX di AMD.

Sono ormai due settimane, contemporaneamente ad altri test, che sto completando benchmark su due piattaforme in parallelo, e la cosa mi ha portato ad essere completamente alinenato al rumore delle ventole di raffreddamento.

Intel e AMD si preparano a lanciare nuove soluzioni per il segmento desktop, rispettivamente note come Conroe e Socket AM2. Se per il primo c'è ancora da attenere, prima del Computex il lancio delle cpu Socket AM2 di AMD dovrebbe essere cosa del passato.

Indubbiamente i prossimi mesi si candidano ad essere particolarmente interessanti nel versante dei processori. Se c'è una cosa che non penso del mio lavoro è che sia noioso; tutt'altro, mi considero un privilegiato in questo senso. Certo che lavorare 2 settimane ai test per un articolo che starà come top in homepage per 24 ore a volte può essere un po' frustrante.

mercoledì, aprile 26, 2006

Alla faccia della globalizzazione

Google....in svizzero romancio!!!

http://www.google.ch/rm

E' proprio vero, non si smette mai d'imparare. Attendiamo ora la versione di Google per il canton Ticino; per maggiori dettagli sul Ticinese, ben differente dall'Italiano, si veda questo link.

http://crcsoft.com/lessico/indicepersezioni.html

lunedì, aprile 24, 2006

Siamo tutti Sig. Rossi

Ho trovato abbastanza preoccupante questo articolo uscito sul Corriere questa mattina: quasi 14.000 morti in incidenti con motociclette negli ultimi 10 anni. Non posso non avere un brivido alla schiena, in quanto anch'io motociclista.

Non penso di far parte della categoria degli "smanettoni"; mi piace andare forte, ma mi diverto molto di più a fare una bella curva a bassa velocità, impostata bene, piuttosto che infilare marce in rettilineo come un ossesso.
Per chi abita nell'alto varesotto, 100 volte meglio il Brinzio della Valganna in motocicletta, almeno stando al mio modo di vedere le cose.

C'è da aver paura ad andare in moto, comunque: le condizioni delle strade sono spesso disastrose, e molti automobilisti si comportano come se avessero ricevuto la patente in omaggio con 10 confezioni di kinder bueno. Il motociclista deve sempre ragionare pensando che l'automobilista vicino a lui stia per fare la manovra più idiota tra tutte quelle a sua disposizione. Caso concreto: a prescindere dalla precedenza che si può avere, sempre ragionare come se gli automobilisti siano pronti a non darla.

Ma il problema di fondo, per i motociclisti, e che mi fa molto riflettere su quello spaventoso numero di morti, è il comportamento stesso dei motociclisti.

Alcuni pensano di essere perfetti emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi

Questo è quanto dichiarato dal presidente dell'Asaps, Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale. Ha, purtroppo, perfettamente ragione. Ci sono tantissimi moticlisti disciplinati e rispettosi sia del codice civile, che della propria vita, ma il loro comportamento è offuscato dale bravate di questo "wannabe vale", che pensano di avere molto manico ma che a di fatto hanno solo poco cervello.

Talmente poco, da non avere neppure il più elementare senso della paura, che dovrebbe venire a chiunque sfrecciando nelle provinciali come se ci si trovasse in circuito.
Mi è capitato più volte di incontrarne per strada, e spesso mi domando se non li troverò spiattellati sull'asfalto alla prossima curva da come corrono senza limiti.

Non voglio passare per ipocrita: sono anche io un motociclista e le mie belle infrazioni, come tutti, penso di averle fatte. Ma spero di aver sempre guidato non perdendo di vista il buon senso, che mi fa mettere al primo posto la mia vita e quella di altre persone che posso incontrare per strada. E soprattutto, sono conscio di essere solo un Sig. Rossi, come tanti.

venerdì, aprile 21, 2006

Ad Block: qui prodest?

A chi giova usare i sistemi di blocco dei messaggi pubblicitari, meglio noti anche come Ad Block?
Parlo di quei programmi che impediscono il caricamento dei banner pubblicitari all'interno delle pagine dei siti che vengono visitati, a prescindere o quasi da formato e tipologia vengano utilizzati.

Pensando alle realtà editoriali on line classiche, il modello che governa tutto è estremamente semplice, brillante ma allo stesso tempo flebile: quello della pubblicità. Più utenti visitano un sito, più volte il messaggio pubblicitario verrà visualizzato, più visite l'inserzionista pubblicitario veicolerà utenti interessati all'interno del proprio sito.

Cosa viene chiesto agli utenti da chi gestisce siti web? Nulla, il servizio è gratuito. Questa è una delle enormi ricchezze del web a mio avviso: la possibilità di avere informazioni, servizi, contenuti in modo gratuito e in qualsiasi parte del mondo ci si trovi.

L'utente che usa Ad Block priva il sito che visita di quella che è l'unica fonte che permette di coprire i costi. Esistono casi di realtà on line nelle quali la parte pubblicitaria non è presente, o per le quali il modello di business è slegato dal'advertising, ma si tratta di eccezioni. La regola è questa: la pubblicità paga i costi, o quantomeno dovrebbe.

Bloccare i banner dei siti che si leggono giornalmente, e che magari vengono apprezzati per i contenuti che forniscono, equivale a impedire a queste realtà non solo di crescere, ma di continuare a fornire quel servizio che ogni giorno mettono a disposizione dei propri lettori.

Leggendo alcuni commenti ho la sensazione che chi utilizza Ad Block si ritenga molto più "skillato" della norma, non capendo in realtà che quello che sta facendo, nel suo piccolo, è in primo luogo un danno a se stesso, impedendo ad un sito che apprezza e che frequenta di continuare a fare il proprio lavoro.

giovedì, aprile 20, 2006

Cellulari in aereo: vi prego, no!

Questa mattina stavo virtualmente sfogliando il Corriere della Sera, quando m'imbatto in questa notizia che sinceramente mi ha messo non poca paura.

Cellulari anche in aereo, l’Italia si prepara

E' quella che a tutti gli effetti definirei una notizia angosciante, e chi viaggia abbastanza spesso in aereo penso concorderà con me. L'unico elemento positivo del passare lunghe ore in aereo per un viaggio intercontinentale, e credetemi 12 ore di volo non passano più, è quella di essere liberi da quello strumento di tortura che è il cellulare.

Tortura non necessariamente legata al proprio cellulare che squilla in continuazione: basta spegnerlo, e il gioco è fatto.
Il problema è quando sono altri ad usarlo alla stregua di un megafono, di fatto costringendo coloro che sono attorno a sorbirsi le discussioni dei vicini. Sarò intollerante per natura, ma se c'è una cosa che non riesco a sopportare è chi sbraita al telefonino, calamitando l'attenzione di tutti coloro che hanno la sventura di ascoltarlo.

Non ho mai creduto alle giustificazioni legate alle interferenze dei cellulari con le strumentazioni di bordo; prego tuttavia che questo falso mito continui ad esistere.
E se non si tratta di mito, tanto meglio: niente cellulari in volo. L'unico elemento positivo del volare in un intercontinentale, per me, è quello di poter godere di un po' di tranquillità, ricuperando un po' del molto sonno arretrato.

mercoledì, aprile 12, 2006

R.I.P.

Siamo in settimana Santa, e la Passione sembra iniziare con un giorno d'anticipo.

http://gaming.ngi.it/forum/showthread.php?t=393397

A 24 anni non si può morire in questo modo. Non l'ho capito quando se n'è andato il grande Enzo, compagno dei bellissimi anni di Liceo portato via da un tumore a 25 anni, e non riesco a capirlo ora, che sono cresciuto e con i primi capelli grigi.

R.I.P. Bacco; sono certo che il mondo che ora ti circonda sia quanto di più bello tu possa vedere, ma faccio così tanta fatica a capire questo disegno.

mercoledì, aprile 05, 2006

High Definition baby!

In questi giorni sto cercando di definire un articolo "atipico" al quale vorrei lavorare. Tutto nasce da alcuni volantini di negozi di elettronica che mi sono capitati tra le mani, quelli che periodicamente riempiono le caselle di posta di tutti.

Se negli scorsi anni era un fiorire di offerte per i cellulari di ultima generazione, la moda del momento è decisamente diventata quella della "televisione a schermo piatto". Con in più l'aggiunta "high-definition ready", anche se sarebbe meglio dire "aidefiniscion", considerando il risultato.

E' pieno zeppo di televisori LCD o TFT di diagonale elevata (42 pollici non sono proprio pochi), immancabilmente in standard definition. Il potenziale acquirente, poco esperto, si lascia abbindolare dalle dimensioni, senza verificare che quello schermo, dal costo non proprio accessibile, ha pannello in standard definition. La risoluzione, di conseguenza, è identica a quella dello schermo di diagonale inferiore, che costa una frazione.

A spingermi ancor di più verso questo articolo una mail arrivata in redazione l'altro giorno: un utente chiedeva informazioni su quale scheda video con supporto HD 1080i dovesse acquistare, da abbinare al proprio televisore TFT da 37 pollici.
La risposta è stata che non era importante la scheda video, considerando che quel televisore era in standard definition: a prescindere dal segnale, sarebbe andato a generare 480 linee verticali, no una di più. Quello è stato una sorta di campanello d'allarme: non realizzare che un acquisto che si vuole fare serve solo ad arricchire qualcuno, e non a fornire un'esperienza radicalmente migliore quale è quella di un filmato high definition proiettato in modo corretto.

Obiettivo dell'articolo è, almeno in teoria, quello di foriire alcune indicazioni base a coloro che vogliono acquistare un televisore LCD, evitando di farsi fregare convinti che il commesso di turno sia preparato e faccia il proprio lavoro pensando solo al nostro interesse. Insomma, non proprio un classico articolo alla Hardware Upgrade, ma a volte trattare qualcosa di diverso dal solito serve per non cadere nel monotono.
In sintesi, un articolo che leggerebbe mio padre, senza pensare "devo leggerlo perchè l'ha scritto mio figlio, ma del quale non ci capisco niente".

lunedì, aprile 03, 2006

Qual è il tuo nick?

Lo ammetto: non ho mai avuto un nickname.
O meglio, non ne ho mai usato uno on line, e per questo motivo il buon Tagliaerbe (che, beninteso, il più delle volte chiamo "Taglia" in redazione anche per non confonderlo con l'altro Davide che c'è in ufficio) credo smetterà di rivolgermi il saluto quest'oggi, almeno per una buona mezz'ora.

Scherzi a parte, ho sempre preferito firmarmi con nome e cognome nel momento in cui mi sono trovato a scrivere on line. Sarà deformazione professionale, ma gestendo un sito e scrivendo articoli di mestiere ho sempre trovato giusto che chi mi leggeva potesse riconoscermi come persona. Il nome e cognome è, quindi, un modo per rendere maggiormente pubblico quello che scrivo, senza in qualche modo nascondermi.

Un nick però l'ho avuto nella mia storia; corro ai tempi del Liceo, quando alcuni miei compagni di classe mi hanno battezzato come "Pucc". L'origine di questo nick, o soprannome che dir si voglia, è onestamente oscura anche a me. Sembra sia frutto di una qualche deformazione del "Puccettone" con il quale Calboni, l'affascinante puttaniere dei film di Fantozzi, chiamava il povero Rag. Ugo, sottoponendolo alle richieste più allucinanti.

Sono anni che qualcuno non mi chiama più così, ma sono sicuro che se una certa persona, l'origine di quel nick, mi chiamasse al telefono in quel modo lo riconoscerei immediatamente e scopperei a ridere subito.

Non che cerchi un nick, ma ripensare ai quei tempi mi fa da una parte sorridere, dall'altra quasi ritornare un po' di malinconia. Quest'anno sarà il 13-esimo anniversario della mia maturità, e nonostante le evoluzioni che ognuno di noi fa nel corso della propria vita ricordo quei tempi con molto divertimento, e sicuramente qualche rimpianto nel vederli così lontani da me.

sabato, aprile 01, 2006

La critica non è bella se non è pubblica

Sono ormai quasi 9 anni, o meglio lo saranno a Settembre, che lavoro in Hardware Upgrade. In questo lungo periodo di tempo ho avuto l'occasione di scambiare mail con tantissimi utenti del sito, con richieste veramente di ogni tipo. Una cosa che ho sempre apprezzato è stato lo scambio di opinioni sul mio lavoro, fatto proprio via mail: un utente legge una recensione e prende tempo per scrivere all'autore le proprie impressioni, eventuali critiche e suggerimenti.

E' un servizio molto utile all'autore di un articolo poter fornire il proprio feedback diretto, positivo o negativo che sia, in quanto aiuta sempre a migliorare il proprio lavoro. I primi anni di gestione del sito ricevevo molte mail al giorno che andavano proprio in questa direzione, e ammetto che era un appuntamento abituale e sicuramente bello nella mia giornata quello di potermi confrontare con i lettori via mail.

Da molti anni a questa parte il trend è nettamente cambiato, purtroppo. Ogni tanto mi ritrovo a parlarne con il buon Bordin in una pausa caffé: l'atteggiamento che vediamo ora, nei commenti agli articoli, è anni luce da quelle mail mandate in periodi "pre-forum". Ora si fa quasi a gara a sparare subito le proprie cartucce, senza mettersi in un'ottica di critica costruttiva. Peccato che molto spesso la presunta critica è una vaccata clamorosa, senza alcun tipo di fondamento, buttata più per abitudine che per convinzione.
E le mail che arrivano, sono sempre più "interessanti" dal punto di vista del feedback che pongono. Ci sono eccezioni, ma non sono purtroppo la regola.

Starò forse diventando un po' più vecchio (e i primi capelli grigi che fanno tanto ridere Lorena sono un segnale chiaro in questa direzione), e nel web ci sono troppi giovani che usano le tecnologie al posto delle tradizionali relazioni interpersonali. Questo modo di fare proprio non lo capisco e non riesco a digerirlo, neppure controvoglia.

Ora et labora, perché mai?

Pensando al titolo di questo blog, non mi è venuto niente di meglio che...quello che abitualmente uso per il mio PC portatile. "Ora et Labora", massima latina molto affascinante ma per molti versi così difficile da applicare.

Mi ricorda quanto il lavoro nella vita di un uomo, a prescindere dall'occupazione, sia importante e allo stesso tempo quanto l'extra lavoro, "ora", sia fondamentale.

Iniziamo a vedere come questa esperienza di un blog "esterno" funziona.